Il 2010 sarà un anno decisivo per l'assetto del sistema televisivo e per la transizione al digitale. Lo spegnimento della tv analogica in Lombardia e Piemonte orientale, aree interessate alle elezioni regionali, slitterà probabilmente al secondo semestre. Prima della fine dell'anno, in ogni caso, dovrebbero diventare digitali, oltre a Piemonte e Lombardia (inclusa la provincia di Piacenza) anche Veneto (con Mantova), Friuli e Liguria. Ci si avvia verso un gigantesco "switch off" che interesserà l'intera area padana nel giro di pochi mesi (a giochi elettorali fatti e mondiali di calcio conclusi).
Le emittenti nazionali e locali, intanto, stanno combattendo quella che si può chiamare "la guerra del telecomando" o della posizione all'interno della lista dei canali digitali. Due istruttorie sono aperte, una da parte dell'Agcom e una da parte dell'Antitrust, dopo che l'intesa raggiunta tra le emittenti associate a Dgtvi è apparsa non abbastanza autorevole da essere rispettata dalle tv non associate e criticata anche dall'interno. L'Agcom ha assunto come base l'intesa Dgtvi (un'altra è stata messa a punto dall'associazione Cnt) per integrarla con alcuni parametri per determinare quali emittenti locali occuperanno, regione per regione, le posizioni dal 10 al 19. Diverse tv locali sono pronte a ricorrere alla magistratura amministrativa: molte di loro occupavano, nell'analogico, una delle prime dieci posizioni. Quali saranno le nove emittenti nazionali a occupare le analoghe posizioni sul telecomando degli utenti, quelle più ambite? Sulle prime sette non c'è storia: tre a Rai, tre a Mediaset e una a La 7. E le altre due? Se una fosse Rete A, con ogni probabilità tale posizione sarebbe occupata da Cielo, il nuovo canale di Sky. Per l'altra si batte ReteCapri ma la partita per l'ottavo e il nono posto è tutta da giocare ed è legata al Regolamento che dovrà essere emanato dall'Agcom.
Un altro evento importante per determinare l'assetto definitivo del sistema tv digitale sarà la procedura pubblica con la quale si assegneranno cinque frequenze nazionali. Tale procedura fa parte dell'intesa raggiunta con la commissione Ue per bloccare la procedura d'infrazione aperta contro l'Italia.
Non sarà una gara al miglior offerente ma un beauty contest, dove conterà il potere discrezionale della commissione aggiudicatrice . Per due delle cinque frequenze "correranno" anche Rai e Mediaset, con ottime probabilità di vittoria. C'è da chiedersi quanti soggetti esterni al sistema concorreranno per le altre tre frequenze nazionali, senza, tra l'altro, la possibilità di avere una delle prime diciannove posizioni sul telecomando (le nove nazionali più le successive dieci locali, secondo il decalogo della Dgtvi). A meno che non pensino a una successiva conversione della rete per la banda larga ma tale possibilità non esiste per le frequenze sino a canale 61 UHF e non sarà facile nemmeno per la banda 61-69, tutta già assegnata per usi televisivi, in analogico come in digitale. Il 2010 sarà anche l'anno della crescita dell'offerta di Alta Definizione, con Sky in vantaggio, grazie ad eventi come Olimpiadi invernali e Mondiali di calcio.
A fine 2010, poi, cadrà un obbligo contenuto nella legge Gasparri (lo volle, allora, l'Udc di Marco Follini) e da qui trasferita al Testo unico sulla radiotelevisione: il gruppo Mediaset potrà acquisire o lanciare quotidiani nazionali. Visti i bilanci dei quotidiani di questi ultimi anni, potrebbe essere un evento senza conseguenze immediate. Tutte le redazioni, in ogni caso, sapranno di poter essere "comprate" dal gruppo che ha la maggior quota di mercato pubblicitario e il cui maggior azionista è il Presidente del consiglio.
